Ritratti: i grandi innovatori del passato
The | Edge omaggia le storie di grandiosi personaggi storici, uomini e donne del passato, pionieri e pioniere dell’innovazione, che attraverso la diffusione del loro sapere e delle loro scoperte in ambito scientifico e tecnologico, hanno contribuito a rivoluzionare l’umanità.
van Leeuwenhoek, il mercante di stoffe che scoprì i batteri
Antoni van Leeuwenhoek
(Delft, 1632 – Delft, 1723)
Nato nella città della porcellana blu e del celebre pittore fiammingo Vermeer, di cui fu contemporaneo e forse amico, Antoni van Leeuwenhoek è considerato uno dei fondatori della microbiologia e il primo a osservare batteri e protozoi.
La sua storia è il classico esempio di “genio” che, pur non avendo studiato, riesce a fare grandi scoperte scientifiche grazie all’esperienza di vita quotidiana.
Il padre di questo scienziato olandese era un artigiano di modeste condizioni che intrecciava ceste ma morì giovane. Così, la madre si risposò con il pittore Jacob Jansz Molijn.
Da ragazzo, Antoni frequenta la scuola nella vicina città di Leida ma qui apprende solo nozioni basilari di fisica e matematica. Subito dopo, viene mandato presso lo zio procuratore ma il giovane non può proseguire gli studi per la carriera legale perché non sa il latino e non può accedere all’università.
Nel 1648, alla morte del patrigno, ancora sedicenne si trasferisce ad Amsterdam per diventare apprendista da un mercante di tessuti. Resta nella capitale sei anni, facendo anche l’amministratore e il cassiere della bottega.
Rientrato a Delft, allora sede di una delle prime compagnie commerciali (la Compagnia olandese delle Indie Orientali), van Leeuwenhoek apre un suo negozio e diventa un affermato commerciante di stoffe e merceria. Nel 1654, si sposa con la figlia di un ricco mercante di tessuti che gli dà cinque figli (solo uno sopravvive), prima di morire nel 1666.
È il suo mestiere a spingerlo sulla strada delle scoperte scientifiche: per controllare la qualità dei tessuti che compra, l’uomo si mette a costruire lenti da vista. Nel corso della sua lunghissima vita (fino a 91 anni), van Leeuwenhoek ne molò più di 500, la maggior parte talmente piccole da non superare la punta di uno spillo.
Nel frattempo, è nominato ciambellano di Delft e il benessere gli concede più tempo libero. Inizia a costruire microscopi, con un’unica lente di lunghezza focale molto corta: semplici ma efficaci.
Nel 1674, grazie a uno dei suoi sei microscopi, vede per la prima volta i protozoi – che chiama “quei piccolissimi animaletti” – e anni dopo, individua i batteri. van Leeuwenhoek scopre che gli animaletti sono presenti in qualsiasi forma di acqua e li isola in diverse fonti: acqua piovana, stagni, pozzi, cisterne, grondaie. Ma anche nella bocca, nella placca dei denti, nell’intestino umano e ne calcola anche le dimensioni.
Tre anni dopo la prima osservazione, van Leeuwenhoekdescrive l’apparato boccale e gli spermatozoi degli insetti, dei cani e anche degli esseri umani. Studia la struttura delle piante e nota che i lieviti sono fatti da minuscole particelle globulari. È il primo a dare un’accurata descrizione dei globuli rossi.
Fra il 1673 e il 1723, il microbiologo olandese tiene una fitta corrispondenza con la Royal Society of England che non crede alle sue scoperte. Al tempo, infatti, i microrganismi erano sconosciuti. Dopo alcune dimostrazioni, l’accademia inglese ne ammette l’esistenza e lo vuolesuo socio. A questa, van Leeuwenhoek lasciòin eredità anche buona parte delle sue lenti che, si scoprirà in seguito, erano in realtà piuttosto limitate (i poteri di ingrandimento erano da 50 a 300 volte al massimo). Perciò, si ritiene che lo scienziato olandese usasse luci o altre tecniche per riuscire a osservare organismi tanto piccoli. I suoi metodi di microscopia, tuttavia, restano sconosciuti perché custoditi come segreti.
Le ricerche sulle forme inferiori di vita animale lo portano a descrivere larve e anche la struttura della pulce, “minuscola e disprezzata creatura”, dimostrando che si riproduceva nel modo degli insetti alati. Fu anche il primo a studiare le formiche a tutti gli stadi, cozze e anguille.
La sua fama gli attirò le visite di grandi personaggi, come Pietro il Grande di Russia e Federico II di Prussia. I suoi contributi scientifici arrivarono anche all’Accademia delle scienze di Parigi e i suoi studi furono raccolti in due opere, una in olandese e l’altra tradotta in latino. E con le sue osservazioni, questo commerciante microscopista gettò le basi per le scienze della batteriologia e della protozoologia moderne. Oggi, a Delft, si può ancora visitare la sua casa.