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I sistemi biometrici per l’identificazione elettorale: l’Africa ne mostra i rischi

Secondo i dati della Banca Mondiale, circa un miliardo di persone nel mondo non hanno accesso ad alcuna forma di identificazione personale, in particolare in Africa e Asia. Una soluzione rapida al problema, adottata da un numero crescente di paesi in via di sviluppo, è l’implementazione di sistemi di identificazione biometrica digitale.

Un esempio di successo dell’applicazione delle soluzioni biometriche è il programma Aadhaar in India. Secondo le autorità del subcontinente, a dicembre 2021 il 99% della popolazione aveva già un ID digitale emesso dal sistema previa registrazione di una scansione dell’iride o delle impronte digitali.
Attraverso l’identificativo univoco collegato ad Aadhaar, i cittadini indiani possono aprire un conto bancario, registrare una nuova SIM card, ma anche accedere a servizi statali come le pensioni o sussidi alimentari. L’assenza di un sistema affidabile di identificazione dei cittadini in paesi in cui i registri anagrafici sono frammentati, o addirittura non esistono, non limita solo l’accesso ad aspetti chiave della partecipazione alla società ma va anche a detrimento di un processo democratico fondamentale: le elezioni politiche. Per questo motivo un numero sempre maggiore di paesi in via di sviluppo sta scegliendo di adottare sistemi di identificazione biometrica per la registrazione dei votanti.

In Africa, sono già più di 28 i paesi che utilizzano la Biometric Voters Registration (BVR). Una ristretta cerchia che include Ghana, Uganda, Costa d’Avorio, Kenya e Nigeria utilizza inoltre la verifica dell’identità biometrica ai seggi, in fase di voto e non solo per la registrazione. Nella maggior parte dei casi i votanti sono schedati attraverso le impronte digitali, ma ci sono paesi che si spingono oltre: nel 2017 il Somaliland è stato il primo paese ad utilizzare la scansione dell’iride per la registrazione elettorale.
È un mercato che fa gola a molti: secondo uno studio di Global Industry Analysts, in Africa e medio oriente il mercato delle soluzioni biometriche è destinato a crescere del 21% anno su anno. Il trend che avanza ormai da quasi vent’anni, con le prime applicazioni che risalgono alla metà degli anni 2000. Le grandi aziende del settore dedicano ampi budget di marketing a decantare l’esempio virtuoso delle elezioni in Africa come casi di studio positivi per l’applicazione della registrazione biometrica a fini elettorali.

La realtà è però più complessa, e dimostra che i benefici e soprattutto gli effetti negativi dell’applicazione di queste tecnologie dipendono dall’uso politico e propagandistico che ne viene fatto. Un’articolo pubblicato nel 2021 dalla Professoressa di Scienze Politiche Marielle Debos dell’Università di Nanterre illustra il caso del Chad, dove l’applicazione delle soluzioni biometriche introdotto per la prima volta nel 2016 non ha prevenuto in alcun modo la violenza o la coercizione elettorale da parte delle forze politiche dominanti. “Il voto biometrico può avere successo in termini di simbolismo e immagine, mostrando (per chi ci crede) che i partiti al potere si impegnano per garantire elezioni libere e legittime”, scrive Debos. “In questo senso il voto biometrico funziona anche quando non funziona. Indifferentemente dal loro costo o dai loro fallimenti, le tecnologie biometriche vengono usate per suggerire che ‘si sta facendo qualcosa’ e che lo stato e il settore privato lavorano insieme per il bene comune, che ora può essere la garanzia della sicurezza pubblica, il controllo dei confini, o l’esercizio della democrazia”.
Il caso del Chad, dice ancora Debos, dimostra che è proprio la fallibilità dei sistemi di identificazione biometrica che ne garantisce il successo politico.
“Anche se rimane perfettamente compatibile con pratiche antidemocratiche di lungo corso”, è la conclusione della studiosa, “il voto biometrico restituisce l’immagine di uno stato moderno, pronto a incamminarsi in un processo di democratizzazione”.

L’applicazione delle soluzioni biometriche per il voto in Africa dimostra, se ancora ce ne fosse bisogno, i livelli di complessità insiti nell’adozione di soluzioni biometriche su larga scala. E illustra in maniera eccellente quanto queste soluzioni, per poter funzionare, si debbano basare su una garanzia di fiducia per l’organizzazione che le gestisce. Proprio perché i biometrics sono un tassello inevitabile del nostro futuro digitale, è fondamentale tenere di contro questa contraddizione di fondo di una tecnologia che, come tutte le tecnologie avanzate, è uno strumento “neutro” che può racchiudere allo stesso tempo enormi vantaggi ed enormi rischi.



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