Ritratti: I grandi innovatori del passato
The | edge omaggia le storie di grandiosi personaggi storici, uomini e donne del passato, pionieri e pioniere dell’innovazione, che attraverso la diffusione del loro sapere e delle loro scoperte in ambito scientifico e tecnologico, hanno contribuito a rivoluzionare l’umanità.
Merit Ptah, la prima donna che curò (forse) i faraoni dell’antico Egitto
(Egitto, 2.700-2.650 a.C.)
Dai primi del Novecento e per molti decenni Merit Ptah, vissuta nell’antico Egitto intorno al 2.700 avanti Cristo, è stata considerata e celebrata ovunque come la prima scienziata della storia. Al punto che a questa donna, il cui nome significa “amata da Ptah”- dio del sapere e della conoscenza nonché demiurgo della città di Menfi – l’Unione astronomica internazionale ha voluto perfino dedicare un cratere sul pianeta Venere (ribattezzato in suo onore “cratere Merit Ptah”). Ma sulla reale esistenza di questa pioniera della medicina, la cui effigie è stata rinvenuta in un’antica necropoli egizia, si è aperto un giallo nel 2019 quando un ricercatore dell’università del Colorado, Jakub Kwiecinski, ne ha messo in dubbio l’identità. Madre di un sommo sacerdote, Ptah è definita “sommo capo” e “capo delle guaritrici”. Nell’antico Egitto, infatti, l’esercizio della medicina fu molto esteso tanto che Omero, nell’Odissea, definiva i medici egizi “i più esperti di tutti gli altri uomini”.
E non era inusuale trovare figure femminili con rango di rilievo fra medici, chirurghi e guaritori. Per i primi, cui spettava il compito di guarire il malato con i medicamenti, esisteva una precisa gerarchia: il supremo capo era il medico personale del faraone, sotto c’erano il supervisore e l’ispettore medico. Poi, gli altri medici: gli specialisti dell’addome e della digestione, quelli degli occhi e dei denti, infine quelli che oggi chiameremmo “generici”. Ai chirurghi, invece, era affidato il compito di risanare ferite e fratture, mentre i guaritori curavano con incantesimi, formule e amuleti. Ptah, dunque, avrebbe ricoperto un ruolo di spicco fra i medici di corte. Ma in un articolo pubblicato sul «Journal of the History of Medicine and Allied Sciences», Kwiecinski ipotizza uno scambio di persona: la donna non sarebbe stata “medico capo” alla corte del faraone, come si era creduto finora, perché il suo nome non compare nell’elenco dei grandi guaritori dell’Egitto antico.
La sua figura sarebbe stata banalmente confusa con quella di Peseshet, che risulta essere stata sovrintendente di medici e chirurghi, di fatto un secolo dopo. Quest’ultima, levatrice presso una scuola medica a Sais, aveva anche lo speciale compito di organizzare i sacerdoti funerari della madre del faraone. Del resto, abbiamo notizia di più di un centinaio di donne medico nell’antico Egitto. Molte erano ostetriche dedicate al parto e non è chiaro se la loro formazione avvenisse privatamente in famiglia o in scuole sacerdotali (statali). Ai medici, infatti, era richiesto di conoscere i testi rituali (religiosi) e di amministrazione pubblica (perché ricoprivano anche i ruoli di sacerdote e funzionario amministrativo).
Da alcuni papiri, abbiamo appreso che l’esame del paziente avveniva con domande sui sintomi, visita e palpazione (tastare il polso per sentire il battito cardiaco forniva elementi sullo stato di salute). Contrariamente a quanto si possa pensare, però, la pratica della mummificazione delle salme (e la conoscenza dell’anatomia del corpo umano) spettava agli imbalsamatori. L’eredità dell’antico Egitto tramandataci attraverso la figura di Merit Ptah (qualunque sia stato il suo nome) resta di grandissima attualità: nella tradizione scientifica del tempo, le donne potevano studiare ed emanciparsi più di quanto avvenne in epoche successive.
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