I grandi innovatori del passato: Jeanne Baret

Ritratti: i grandi innovatori del passato

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Baret, la botanica che si finse uomo per circumnavigare la terra e scoprì la bougainvillea

Jeanne Baret

(La Comelle, 1740 – Saint-Aulaye, 1807)

Prima donna a circumnavigare la terra, Jeanne Baret è diventata nota solo nel 2010 quando la studiosa Glynis Ridley ne ha raccontato la singolare vita nel libro «The Discovery of Jeanne Baret: A Story of Science, the High Seas and the First Woman to Circumnavigate the Globe» (ed. Crown, 2010).

Nata a La Comelle, in Borgogna, nel registro battesimale parrocchiale, suo padre risulta Jean Baret: un bracciante analfabeta. Mentre la madre, Jeanne Pochard, forse insegnò alla figlia a leggere e scrivere. La famiglia viveva in povertà, cosa non insolita in questa regione francese ricca di vigneti e coltivazioni ma, all’epoca, molto arretrata.

Sappiamo che, fin da piccola, Jeanne aveva conosciuto nei campi le piante e ne aveva imparato le proprietà curative secondo l’antica tradizione. E questa esperienza, che l’aveva resa una discreta botanica (o, meglio, la “donna delle erbe”), le offrì il riscatto dalle origini modeste.

Decisivo fu l’incontro con il naturalista Philibert Commerçon, trasferitosi con la moglie in Borgogna. Alla morte della consorte, l’uomo decise di affidare la gestione della casa a Baret, che era già la governante. Ne nacque una relazione sentimentale e un figlio, partorito ma subito dato in adozione perché i due non erano sposati.

Quando Commerçon fu nominato botanico ufficiale della corte francese, la coppia si trasferì a Parigi e Baret cambiò nome in Jeanne de Bonnefoy. Nel 1765, l’uomo venne invitato dal navigatore Louis-Antoine de Bougainville a unirsi al viaggio esplorativo intorno al mondo. Per la venticinquenne Jeanne, si presentava la grande occasione.

Un’ordinanza reale, però, vietava alle donne di salire a bordo delle navi della Marina francese. Per imbarcarsi insieme, Baret e Commerçon escogitarono uno stratagemma: travestirla da uomo. Baret si presentò al molo e si fece arruolare come servitore del naturalista. La spedizione, con un equipaggio di più di cento marinai a bordo del veliero l’Étoile e della fregata Boudeuse, salpò il 15 novembre 1766 da Saint-Malo.

Per diverso tempo la coppia riuscì a proteggere il segreto ma, stando al resoconto del diario del capitano de Bougainville, Baret fu smascherata una volta approdati a Tahiti: la donna sarebbe stata circondata e svestita da autoctoni polinesiani. Secondo le memorie di altri passeggeri, invece, sarebbero stati i suoi stessi compagni marinai a scoprirne l’identità, abusando di lei.

Commerçon, comunque, fu costretto a rivelare al comandante la verità. Ma anche qui le versioni divergono: secondo alcuni costui concesse alla donna di restare per le sue eccezionali qualità, altri narrano che scaricò la coppia a Mauritius per evitare grane.

Del resto, Baret era salita sulla Étoile con un solo obiettivo: la ricerca di piante e fiori in terre inesplorate. E ci riuscì, scovando molti esemplari sconosciuti. È a Jeanne che si devono scoperte e catalogazioni delle nuove piante (che, pure, furono attribuite a Commerçon). E fu lei a fare gran parte del lavoro durante la spedizione, perché il naturalista era spesso malato. Nei suoi fogli, l’uomo la definisce la sua infermiera e “bestia da soma” per la raccolta di piante, pietre e conchiglie. Ma questa bravura, la capacità di sopportare fatica e difficili spedizioni nell’entroterra, di riorganizzare gli appunti e ordinare i campioni raccolti, aveva attirato alla donna anche molte invidie a bordo.

La più nota scoperta botanica di Baret è la Bougainvillea, vista per la prima volta in Brasile e chiamata così da Commerçon, in onore del comandante della spedizione.

Alla morte del botanico, avvenuta nel 1773, Baret rimase sull’isola di Mauritius senza soldi. Trovò lavoro in una taverna a Port Louis. L’anno dopo sposò Jean Dubernat, un sottufficiale dell’esercito francese e con lui riuscì a rientrare in Francia, dove Commerçon le aveva lasciato casa e un’eredità.

A lungo, Commerçon è stato visto come il suo “pigmalione”. Ma è vero il contrario: la giovane aveva conoscenze superiori a molti accademici, al punto che il naturalista le aveva affidato la cura delle sue collezioni scientifiche. Ma mentre oltre settanta specie presero il nome da Commerçon, nessuna ricordava Baret. Prima di morire, il botanico aveva dedicato all’amata una delle nuove specie, chiamandola Baretia. Ma andò perso.

Caduta nell’oblio, solo dopo la recente pubblicazione del libro, tre ricercatori hanno voluto rendere omaggio alla botanica con una pianta scoperta nel 2012 in Ecuador, chiamandola Solanum baretiae.

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