I grandi innovatori del passato: Giovanni Buridano

Ritratti: i grandi innovatori del passato

The | edge omaggia le storie di grandiosi personaggi storici, uomini e donne del passato, pionieri e pioniere dell’innovazione, che attraverso la diffusione del loro sapere e delle loro scoperte in ambito scientifico e tecnologico, hanno contribuito a rivoluzionare l’umanità.

L’impetus di Buridano che inaugurò la fisica moderna

Giovanni Buridano (o Jean Buridan)
(Béthune, 1292 – Parigi, 1359)

Giovanni Buridano è una figura significativa del Trecento fra lo scozzese Giovanni Duns Scotus (o Doctor Subtilis) e l’inglese Guglielmo di Occam (o Doctor Invincibilis), di cui fu discepolo e seguace.
Piccardo – era nato nella regione dell’Alta Francia – da giovane si dedicò allo studio della teologia e poi delle arti. Fu maestro della facoltà delle Arti di Parigi, cattedra che conservò con due interruzioni: quando divenne rettore dell’università nel 1328 e nel 1340. Ma, nel 1329, fu nominato canonico della città di Arras e le buone relazioni con il soglio pontificio gli assicurarono anche una carriera ecclesiastica.
Buridano è entrato nella storia per il popolare aneddoto dell’asino (il cosiddetto “asino di Buridano”), secondo il quale «un asino intra due cibi, distanti e moventi – d’un modo, prima si morria di fame – che liber uom l’un si recasse ai denti». L’esempio dell’animale che muore di fame incapace di fare una scelta fra due fasci di fieno, si trova citato nel IV Canto del Paradiso della Divina Commedia di Dante Alighieri ma l’attribuzione a Buridano non è confermata, anzi sembra non appartenere alle sue idee. Secondo alcuni sarebbe nata come derisione dei coevi per le teorie di libertà fra intelletto e volontà dell’accademico francese, per altri si tratterebbe di una discussione di scuola (si trovano documentazioni in tal senso).
In realtà, Buridano ha un suo posto nella storia della scienza per aver elaborato la teoria dell’impetus, inaugurando il concetto di moto per inerzia e gettando così il primo pilastro della fisica moderna e della meccanica.
Per elaborarla si affidò alla filosofia che aveva studiato da Guglielmo di Occam – soprattutto alla logica – e basò le sue osservazioni sui lavori di Aristotele, di cui fu divulgatore e commentatore con diversi scritti (commenti alla Fisica, alla Metafisica, all’Etica e alla Politica). Ma se il suo mentore aveva sostenuto che la conoscenza può essere solo empirica, Buridano fece un passo avanti sul principio del moto.
Aristotele credeva che fosse l’aria, attraverso vortici, a spingere un corpo quando l’impulso della spinta iniziale terminava. Buridano argomentò, invece, che era la spinta – definita impetus – ad assicurare il movimento all’oggetto. E sostenne che tale slancio fosse proporzionale alla velocità e alla quantità di materia, giungendo alla conclusione che esso diminuiva per la resistenza dell’aria sul corpo, fino al punto da far cessare il movimento.
Buridano diede portata universale a questo principio e lo usò per descrivere eventi fisici e cosmologici che apparivano inesplicabili. Applicò la teoria anche al movimento dei cieli, spiegando che l’impetus di Dio sulle sfere celesti nell’atto della creazione può durare indefinitamente perché il moto dei cieli non incontra resistenze di sorta (e negando che il moto perpetuo avvenisse per la presenza di intelligenze angeliche). Per questo, gli storici della scienza lo ritengono antesignano anche del principio d’inerzia.
Buridano rifiutò anche la teoria di Aristotele sui corpi in caduta libera (che aumentano di velocità man mano che si avvicinano alla superficie terrestre), spiegando che l’accelerazione era data sempre dall’incremento dell’impetus, conferito al corpo dalla sua stessa gravità.
Le teorie di Buridano anticiparono i concetti moderni di energia cinetica e le sue idee rappresentarono una svolta eccezionale per i tempi. Scrisse diversi testi ma curiosamente non fu mai magister di insegnamenti scientifici, pur avendo contribuito in modo decisivo alla nascita della scienza moderna. Solo nell’Ottocento, tuttavia, la sua opera fu studiata fra i progressi scientifici del Medioevo e Buridano fu meritatamente valutato come degno precursore di Galileo Galilei e Isaac Newton. Vissuti, però, più di due secoli dopo di lui.

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