I grandi innovatori del passato: Alfred Nobel

Ritratti: i grandi innovatori del passato

The | Edge omaggia le storie di grandiosi personaggi storici, uomini e donne del passato, pionieri e pioniere dell’innovazione, che attraverso la diffusione del loro sapere e delle loro scoperte in ambito scientifico e tecnologico, hanno contribuito a rivoluzionare l’umanità.

Un “esplosivo” Nobel per la vita

Alfred Nobel

(Stoccolma, 1833 – Sanremo, 1896)

Chimico e industriale svedese noto in tutto il mondo per aver istituito il “premio Nobel”, Alfred Nobel passò buona parte della sua vita fra gli esplosivi, diventando l’inventore della dinamite e, grazie ai suoi brevetti, anche molto ricco.

Quarto di otto figli messi al mondo dall’ingegnere Immanuel Nobel e Caroline Andrietta Ahlsell, Alfred Nobel fu affascinato dalle deflagrazioni fin da bambino.

In seguito al fallimento di alcuni investimenti paterni, la famiglia si trasferì da Stoccolma a San Pietroburgo per la nuova professione di Immanuel, che divenne un ricco produttore di mine. Fu così che ad Alfred venne assicurata una buona educazione con istruttori privati e già a sedici anni parlava fluentemente inglese, francese, russo e tedesco, oltre alla madrelingua svedese. Ma soprattutto, alla stregua di un “piccolo chimico”,  il ragazzo aveva acquisito grande confidenza con le miscele esplosive.

Nel 1850, il giovane frequenta l’università di Parigi per studiare chimica, poi si trasferisce negli Stati Uniti per addestrarsi presso una società svedese che costruiva navi militari. Nel 1852 rientra a San Pietroburgo per lavorare nell’attività paterna, ormai incentrata nella produzione delle attrezzature militari per le forniture della guerra di Crimea. Raggiunta la pace, però, la compagnia non riesce a riconvertirsi nella costruzione di battelli a vapore e fallisce nel 1859.

I genitori ritornano in Svezia con Alfred e il minore Emil. I Nobel sono interessati a produrre esplosivi per le miniere. Il giovane inizia le sue sperimentazioni: costruisce un laboratorio nella tenuta di famiglia e testa la “polvere nera”, l’unica utilizzata al tempo come polvere da sparo, per trovare alternative.

Nel 1846, infatti, il chimico e medico italiano Ascanio Sobrero ha scoperto un nuovo composto: la nitroglicerina. La sostanza è estremamente volatile e si trasforma rapidamente in gas, al punto che il suo scopritore la ritiene inutilizzabile perché troppo instabile. Alfred, però, ne intravede il potenziale e nel 1862 costruisce una fabbrica per produrla. Poi, studia come maneggiare questo liquido controllandone l’esplosione. E lo fa inventando due diversi “detonatori”: uno più rudimentale costituito da un tappo di legno contenente polvere da sparo che, a sua volta, innesca la nitroglicerina; uno più avanzato, con un cappuccio di metallo ripieno di mercurio, in grado di gestire meglio l’innesco. È con l’invenzione di questa capsula che Alfred inaugura l’uso degli esplosivi nell’età moderna acquistando notevole fama.

Nonostante un tragico incidente nel 1864, che costerà la vita al fratello minore e a diversi dipendenti, Nobel continua ad aprire altri siti di esplosivi. Tre anni dopo, per caso, fa la sua seconda e più significativa scoperta: la nitroglicerina cade sul banco da lavoro e viene a contatto con la segatura, senza esplodere. Come mai?

Lo scienziato realizza che dentro la segatura c’è qualcosa che frena lo scoppio: si tratta di una farina fossile nota come «kieselguhr»: una sabbia silicea fine molto porosa e a bassa reattività. Per Nobel è la svolta che gli consente di stabilizzare la nitroglicerina e renderla più sicura. Chiama la nuova miscela chimica «dinamite» (dal greco dúnamis, forza) e deposita i brevetti per commercializzarla sul mercato.

Fra il 1870 e il 1880 costruisce fabbriche in tutta Europa insieme a una rete di società per vendere i suoi prodotti ovunque. La sua dinamite è applicata per usi civili, per costruire strade, ferrovie, tagliare canali. Nonostante le continue dispute legali nei tribunali per difendere la sua invenzione, Nobel conquista notevoli profitti e diventa noto al mondo intero. Inventa anche la pelle, il “rayon”, deposita altri 350 brevetti. Tuttavia, resta lo stesso di sempre: pur essendo un uomo brillante e un buon anfitrione con gli ospiti, conduce una vita ritirata e semplice, solitario e a tratti depresso. Non si sposerà mai, preferendo continuare a dedicarsi agli esperimenti chimici e, talvolta, alla composizione di poesie e racconti.

Negli anni successivi, metterà a punto miscele più avanzate: una in grado di esplodere anche dentro l’acqua, l’altra senza provocare fumo. Nel 1893, però, Nobel investe nella ferriera Bofors, ex azienda statale nel comune di Karlskoga, che riconverte l’industria dell’acciaio in un’officina di cannoni. Per il chimico svedese si apre un’altra parentesi, non proprio edificante: l’opinione pubblica lo accosta agli armamenti e alle guerre. Al punto che nel 1888 quando, per un errore, la morte del fratello Ludvig viene diffusa come sua, i necrologi dei giornali pubblicano: «È morto il mercante di morte». Sarebbe proprio questo episodio di fortuito scambio di persona ad aver indotto Alfred Nobel a un ripensamento sul ruolo delle sue invenzioni e a spingerlo al suo inatteso lascito rivelato solo dal testamento, aperto dopo la morte di Alfred, avvenuta per emorragia cerebrale nella sua villa di Sanremo nel 1896. Un anno prima a Parigi, l’inventore svedese ormai a capo di un impero commerciale di ben 90 fabbriche di munizioni, candelotti ed esplosivi, all’insaputa dei suoi familiari, aveva deciso di destinare buona parte della sua fortuna a un fondo fiduciario di Stoccolma con la volontà di organizzare il premio internazionale tuttora più ambito. Idealista e benefattore verso i suoi lavoratori ma opposto al suffragio universale alle donne, pacifista ma consapevole degli interessi bellici, Alfred Nobel seppe riscattarsi così da una vita contraddittoria.

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