I grandi innovatori del passato: Al Khwārizmī

Al Khwārizmī è considerato dalla tradizione persiana fra “i più grandi matematici di tutti i tempi”. Inventore dei moderni principi dell’algebra e responsabile dell’introduzione dei numeri arabi in occidente, le sue formulazioni caratterizzarono la scienza dell’Alto Medioevo. La storia del suo nome è legata anche a un curioso, quanto banale, errore di traduzione dall'arabo in latino - Al Khwārizmī in Al-Gorithmi - che diede origine al termine “algoritmo”.

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Al Khwārizmī, il padre dell’algebra moderna ma non dell’algoritmo

Abū Jaʿfar Muhammad ibn Mūsā Khwārizmī
(Corasmia, 780 d.C. – Baghdad, 850 d.C.)

Matematico, astronomo e geografo Abū Jaʿfar Muhammad ibn Mūsā Khwārizmī era probabilmente originario della Corasmia (antica regione dell’Asia centrale oggi corrispondente a Uzbekistan e Turkmenistan). La sua vita è datata prima dell’anno Mille, ma poco si sa della sua famiglia di origini persiane. Al Khwārizmī è fra i numerosi musulmani che caratterizzano la scienza dell’Alto Medioevo e, nella tradizione persiana, è considerato fra “i più grandi matematici di tutti i tempi”. Ma il suo nome è entrato nella storia indissolubilmente legato all’algebra e all’algoritmo, quest’ultimo per un mero errore. Vediamo perché.
Al Khwārizmī visse alla corte del califfo al-Ma’mūn, nella capitale Baghdad. Dopo la conquista islamica delle regioni mesopotamiche e persiane, infatti, la città era diventata il centro degli studi scientifici e degli affari, attirando scienziati e mercanti da ogni angolo dell’Oriente (soprattutto Cina e India). Il califfo aveva portato avanti quel “mecenatismo della conoscenza” inaugurato dal padre, facendo costruire una libreria di manoscritti (la prima dopo quella distrutta di Alessandria), per collezionare qui i più importanti lavori dei bizantini. Ma aveva dotato la città anche di diversi osservatori astronomici e di una Casa della sapienza – la Bayt al-Ḥikma – una sorta di “accademia” nella quale supportava gli studiosi e la traduzione dei testi scientifici e filosofici greco-ellenistici (a cui lavorò lo stesso Al Khwārizmī) per far fiorire la cultura araba.
A documentare il lavoro di Al Khwārizmī ci restano vari scritti, tutti in arabo: un rifacimento dell’atlante e della geografia di Tolomeo con latitudini e longitudini di 2.402 località (il manoscritto include mappe più accurate delle originarie); le tavole astronomiche, con testo esplicativo, sul modello di un siddhānta (il trattato astronomico indiano) e un testo, frammentario, su strumenti astronomici e sulla cronografia musulmana. Ma le sue opere più importanti restano due: il più antico trattato di algebra pratica e il calcolo (decimale) indiano, tramandatoci in traduzione medievale latina.
Il primo testo – ovvero il trattato sull’algebra “Hisab al-Jabr W’al-Muqabala” – è il più antico trattato di algebra esistente in arabo e fu dedicato al califfo al-Ma’mūn. Il titolo ci fornisce la parola “algebra”: chiamata «al-jabr» da una delle operazioni che il matematico usò per risolvere, primo nella storia, le equazioni di secondo grado. Perciò, a lui viene attribuita l’invenzione dei moderni principi dell’algebra. In realtà, l’eredità di questo scienziato è un’enunciazione di algebra applicata ai problemi di vita quotidiana del tempo: calcoli di lasciti, contenziosi o altro.
Nel secondo scritto, il matematico fissa il metodo di calcolo dei numeri: alcuni gli assegnano anche l’invenzione del simbolo dello zero, poi ripreso nella tradizione indoaraba e, due secoli dopo, dal matematico italiano Leonardo Fibonacci. Per questo, Al Khwārizmī è ritenuto il responsabile dell’introduzione dei numeri arabi nel mondo europeo e nella cultura occidentale nonostante una qualche incertezza dovuta alla differenza fra il testo giunto a noi e la sua versione originale perduta.
Durante i suoi studi, Al Khwārizmī si dedicò anche all’osservazione dei pianeti, supervisionò 70 geografi per una mappa del mondo voluta dal califfo e stabilì la posizione del Primo Meridiano, grazie alla geometria, elaborando anche le prime funzioni trigonometriche di seno e coseno.
Quanto alla parola algoritmo, sembra sia stata la traduzione latina deformata del suo nome – Al Khwārizmī in Al-Gorithmi – ad aver generato l’equivoco. Resta, tuttavia, la curiosa coincidenza di un grande matematico della storia vissuto prima dell’anno Mille, dal nome storpiato in “algoritmo”.

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