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Sicurezza biometrica: le opportunità e i rischi

Le soluzioni per il riconoscimento biometrico sono sempre più popolari. Comode e sicure, risolvono molti dei problemi legati a pin e password, ma non sono esenti da rischi.

Nel corso degli ultimi anni l’adozione di soluzioni di sicurezza basate sul riconoscimento di dati biometrici è cresciuta con costanza. Sbloccare lo smartphone o il computer con l’impronta digitale o autorizzare un pagamento elettronico con il volto sono azioni che fanno ormai parte della nostra quotidianità digitale.

Uno studio pubblicato da Mercator Advisory Group a fine 2021 ci aiuta a delineare meglio la diffusione delle tecnologie biometriche. L’84% degli utilizzatori di dispositivi elettronici a livello globale ha utilizzato almeno una volta o usa regolarmente sistemi di autenticazione basati sul riconoscimento di un parametro biometrico. Quasi la metà del campione ha mostrato familiarità con sistemi di riconoscimento facciale, mentre il 70% utilizza o ha utilizzato il riconoscimento delle impronte per sbloccare lo smartphone o il computer, oppure per autorizzare un pagamento digitale. Una persona su quattro, infine, ha familiarità con sistemi di sicurezza basati sul riconoscimento della voce, mentre solo il 17% ha utilizzato almeno una volta la scansione dell’iride.

“lI Covid-19 e il cambiamento delle preferenze dei consumatori hanno accelerato la diffusione dell’autenticazione biometrica, soprattutto nel settore dei pagamenti”, spiega Tim Sloane, Vice Presidente Payments Innovation di Mercator Advisory Group. “In questo campo in rapido sviluppo, è necessario avere una solida comprensione del potenziale e dei limiti della tecnologia, comprese le sfide previste per adattarla alle esigenze del mercato. È tempo che tutte le entità finanziarie e di pagamento imparino a conoscere le preoccupazioni sulla privacy e la legislazione, i nuovi sviluppi e le opportunità di partnership nella biometria”.

Per chi queste soluzioni tecnologiche le sviluppa e le vende gli affari vanno bene: secondo una recente analisi di mercato condotta da Global Industry Analytics, il mercato globale delle “biometrics solutions” è destinato a superare i 44,1 miliardi di dollari entro il 2026.

Molto si deve alla spinta normalizzatrice di Apple, Google e altri grandi della tecnologia, che da una parte hanno integrato lettori di impronte e riconoscimento facciale nei loro dispositivi, dall’altra hanno lavorato per consolidare la “consumer trust”. La fiducia nel brand dell’azienda che controlla i nostri dati è del resto un elemento tanto intangibile quanto ineliminabile per il successo di qualsiasi sistema di sicurezza biometrico.

Se infatti con password e codici numerici da mandare a memoria siamo noi i diretti responsabili delle chiavi d’accesso ai nostri dispositivi, con un sistema biometrico affidiamo le nostre impronte o i parametri di scansione del nostro volto a un soggetto terzo, che li custodirà per noi (o ne custodirà una rappresentazione digitale, possibilmente in locale).

Per quanto sicuri e affidabili possano essere i nostri iPhone o i nostri tablet, però, il rischio che i nostri dati possano essere sottratti o contraffatti non è del tutto eliminabile. Come ogni soluzione tecnologica, anche i sistemi di sicurezza biometrica si possono “bucare”: le impronte digitali si possono falsificare, il riconoscimento del volto si può aggirare, e i database che contengono i nostri dati biometrici si possono hackerare, come del resto è già successo più volte in passato.

Con la crescita del numero di utenti che utilizzano soluzioni di riconoscimento biometrico nella vita di tutti i giorni, aumenteranno dunque anche gli incidenti di sicurezza ad esse connessi. I rischi non intaccano la validità e la comodità dei sistemi di sicurezza biometrica, ma vanno tenuti di conto per prepararsi a un futuro in cui queste tecnologie, diffusissime già oggi, saranno sempre più una parte integrante delle nostre vite digitali.

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